La valutazione energetica degli edifici storici in Italia rappresenta una delle sfide più complesse nel settore della transizione energetica, poiché richiede il bilanciamento tra certificazione precisa e conservazione del patrimonio culturale. A differenza degli edifici moderni, gli interventi su strutture antiche devono preservare materiali tradizionali, geometrie irregolari e dettagli costruttivi unici, rendendo obsoleti approcci standardizzati. Il Tier 1 fornisce il quadro normativo (D.Lgs. 192/2005, Decreto Ministeriale 31/2021) e la gerarchia generale; il Tier 2 approfondisce metodologie tecniche; ma è il Tier 3 – con strategie operative e dettagli granulari – che trasforma la teoria in azione concreta. Questo articolo guida passo dopo passo attraverso la modellazione energetica avanzata, l’uso del BIM e le best practice per ottenere un CPPE affidabile, con un focus su interventi nel contesto italiano, supportato da dati reali e casi studio emblematici.

La sfida unica del scoring energetico per edifici storici: oltre la semplice certificazione

Il scoring energetico per gli edifici storici non si limita a calcolare un valore EP, ma richiede un’analisi contestuale profonda che integri la complessità costruttiva, la variabilità microclimatica e la storia documentale dell’edificio. A differenza degli edifici moderni, dove geometrie e materiali sono standardizzati, gli interventi su costruzioni antiche coinvolgono muri a cassetta, coperture in tegole tradizionali e infissi originali con trasmittanza variabile, spesso non disponibili in archivi completi. La normativa italiana (D.Lgs. 192/2005 e Decreto Ministeriale 31/2021) impone un approccio qualitativo e quantitativo integrato, dove la qualità della modellazione determina direttamente la validità del CPPE.

“L’errore più frequente è ridurre il patrimonio storico a un modello termico parametrico rigido, ignorando la sua anima materiale e l’evoluzione nel tempo.” – Esperto in diagnostica energetica, Firenze, 2023

Fase 1: Diagnostica preliminare integrata – dalla documentazione storica al monitoraggio in-situ

La base di ogni valutazione energetica avanzata è una diagnostica preliminare rigorosa. Il Tier 2 prevede la classificazione architettonica (tipologia: palazzi in pietra, ville in stile liberty, edifici in tufo) e la catalogazione precisa dei materiali originali: muri a canteria, coperture a lucernari in terracotta, infissi a ghigliata o a cornice in legno con infissi a scorrimento. Cruciale è la mappatura dettagliata delle coperture e degli infissi, spesso punto di dispersione energetica primaria. Si raccomanda un’indagine termografica con termocamere calibrate (es. FLIR E86) che catturano differenze di temperatura al di sotto dello 0,5°C, abbinata a misurazioni in-situ con sonde di temperatura, anemometri per il flusso d’aria e igrometri per l’umidità relativa.

  1. Raccolta dati storici: consultazione archivi comunali, planimetrie antiche, fotografie d’epoca e relazioni di interventi passati.
  2. Rilevamento termografico: esecuzione di volo termico estivo con risoluzione < 0,6 m/pixel, analisi delle dispersioni attraverso software come FLIR Thermal Studio.
  3. Sonde e sensori: posizionamento di 8-12 punti strategici (infissi, giunture murarie, coperture) per monitoraggio stagionale (4 mesi invernale e primaverile).
  4. Analisi microclimatica locale: misurazione esposizione solare (con pyranometri), vento (anemometri a ultrasuoni), umiditĂ  e precipitazioni tramite stazioni meteorologiche locali (es. ARPA Toscana).

Esempio pratico: in un palazzo rinascimentale fiorentino, la termografia ha evidenziato perdite del 38% nel muro a canteria a causa di giunture non sigillate. L’indagine ha rivelato infissi originali con perdite di 0,6 volte il coefficiente U previsto, compromettendo il comportamento termico.

Fase 2: Modellazione energetica paramétrica con BIM e calibrazione rigorosa

Il Tier 2 impone una modellazione energetica avanzata che vada oltre i software generici: si utilizza BIM (Revit o ArchiCAD) con estensioni dedicate (Insight, Energy+ eVision) per costruire un modello 3D dettagliato, arricchito di dati energetici reali. La fase di calibrazione è fondamentale: ogni simulazione deve essere confrontata con i dati in-situ per correggere parametri come trasmittanza Ψ, Φ, conduttività termica, e perdite puntuali. Il tool EnergyPlus, integrato via plugin EnergyPlus Toolbox, permette simulazioni dinamiche temporali (DTS) con risoluzione oraria su 12 mesi, replicando condizioni climatiche reali della Toscana.

  1. Creazione modello BIM: modellazione geometrica precisa con annotazioni di materiali, spessori, giunture, infissi con parametri termici certificati (CEN/EN ISO 13788).
  2. Inserimento dati energetici: integrazione di valori U reali da certificazioni installazioni, trasmittanza Ψ da giunture, perdite infissi da misura diretta.
  3. Calibrazione con dati storici: confronto simulazione-osservazione tramite analisi di errore (RMSE < 5% su EP totale), aggiustamento parametri e validazione con dati ARPA.
  4. Simulazione termica dinamica (DTS): esecuzione di scenari stagionali con stress termico estremo (es. ondate di caldo) per identificare criticitĂ  di comfort e consumo.

Errore frequente: modellare infissi storici con valori U standard, ignorando la perdita puntuale e la variazione stagionale. La soluzione è usare profili termici personalizzati per ogni apertura e integrare dati termografici diretti nel modello.

Fase 3: Calcolo EP e analisi critica con metodi avanzati (Metodo A vs B)

Il Tier 2 introduce la distinzione tra analisi statica (Metodo A) e dinamica temporale (Metodo B), fondamentale per una valutazione realistica. Il Metodo A fornisce un valore medio annuale (EP), mentre il Metodo B, tramite simulazioni DTS, rileva variazioni giornaliere e settimanali, evidenziando picchi di consumo, ponti termici e ritardi termici. In Italia, questa distinzione è cruciale: per un palazzo fiorentino, la simulazione ha mostrato un picco di consumi notturni del 22% durante ondate di caldo, causato da accumulo termico in muri spessi e scarsa ventilazione notturna.

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Metodo EP primario (kWh/m²/anno) Punti critici rilevati Applicabilità in contesto storico
Metodo A (statico) 68,5 Zone di accumulo termico, infissi a perdita Rapido, standardizzato, ma poco sensibile a dettagli complessi
Metodo B (dinamico) 55,3